I motivi che comportano una crisi d’impresa possono essere di diversi tipi, generalmente si raggruppano all’interno di due categorie: endogeni (interni all’impresa) ed esogeni (esterni all’impresa).

E’ utile cercare di capire quali di essi affliggono la nostra azienda per porne rimedio nel miglior modo possibile e senza spreco di risorse.

I fattori interni
Questi fattori sono tutti determinati da una scarsa capacità del soggetto (imprenditoriale o manageriale) a gestire l’impresa in modo corretto ed efficace.

Non potendo fare un elenco esaustivo, riportiamo quelli più comuni ed importanti, quali:

1) mancanza di etica. Molte cause di crisi d’impresa sono causate da ambizioni personali egoistiche e dalla ricerca smodata di denaro e potere. All’interno di questo primo fattore rientra anche il cosiddetto “modo corretto di fare affari” nei rapporti che l’azienda intrattiene con l’esterno, ad esempio con i suoi fornitori e ovviamente con i suoi clienti;

2) mancanza di sistemi di controllo gestionale/finanziario. Per avere un controllo sulla gestione e sulla finanza dell’azienda è necessario utilizzare:

indicatori di performance;
indicatori sulla gestione e sostenibilità dei costi degli investimenti;
un controllo del budget (economico, finanziario e patrimoniale);
un controllo sulla esecuzione e sostenibilità dei piani prefissati.
Nella maggior parte delle piccole-medie imprese italiane l’unico strumento di rilevazione dei dati aziendali è il bilancio civilistico, redatto con ritardo rispetto al periodo a cui esso si riferisce, e quindi risulta essere uno strumento assolutamente non idoneo al controllo dell’andamento della gestione aziendale.

3) costi eccessivi/non competitivi. Questi svantaggi di costo possono essere inerenti ad:

inefficienza operativa, quali la manutenzione e l’organizzazione dello stabilimento, la cattiva allocazione di risorse per spese promozionali e di marketing; l’organizzazione amministrativa dell’azienda; la pianificazione della produzione;
sbagliata organizzazione aziendale quale ad esempio una impostazione centralistica dell’azienda o imprenditore-manager tutto fare, due esempi che comportano improduttività aziendale, con la conseguenza di un aumento della burocrazia, di lentezza nelle comunicazioni e nelle decisioni da prendere;
tenore di vita al di sopra dei propri mezzi, può essere un’area dove il risparmio è facilmente ottenibile nel breve termine attraverso ad esempio il trasferimento in uffici meno costosi, riduzione di automezzi, voli e trasferte low cost etc..;
altri svantaggi di costo possono essere rappresentanti dal mancato utilizzo di manodopera a basso costo, da mancate integrazioni dove possibili, dal mancato utilizzo di tecnologie sia per la produzione che per l’organizzazione interna.
4) politica finanziaria errata. Essa nella maggior parte dei casi determina un elevato rapporto tra indebitamento e capitale.

Fattori esterni
Una crisi d’impresa non sempre è originata da una mala gestio dell’imprenditore o del manager infatti vi possono essere dei fattori esterni, non facilmente interpretabili o intuibili, ad esempio, cambiamenti di costume o di mode che possono influire negativamente sull’impresa.

Altre volte sono addirittura impossibili da governare, ad esempio una nuova tassa che colpisce in maniera violenta il nostro prodotto o introduzioni di divieti o obblighi che ostacolano lo stesso.

In base a quanto sopra riportato, risulta molto difficile fare un elenco esaustivo di quelli che possono essere i fattori esterni che comportano una crisi d’impresa, tuttavia i più importanti da tenere in considerazione sono:

un calo o cambiamento della domanda da parte dei consumatori, dovuta ad una crisi congiunturale del settore o addirittura del sistema economico;
cambiamenti imposti dalle tecnologie, la tecnologia può comportare un invecchiamento/inutilità del prodotto ma anche rappresentare un costo troppo elevato per ottenere il tasso d’innovazione necessario a garantire la competitività dell’azienda.
cambiamenti sociali o politici, il caso più emblematico degli ultimi anni è stato l’emergere di nuovi paesi che utilizzano manodopera a basso costo oppure le politiche di austerità che attraverso nuove imposte hanno danneggiato diversi settori, ad esempio il settore dell’automobile o dell’edilizia.